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C’è una differenza tra un giornalista e un agente dei servizi segreti? C’è un limite tra diffondere notizie e segreti di stato?

| Manuela Serantoni |

Sottoposto a un regime di carcere duro senza processo, Julian Assange è ancora imprigionato a Londra, dopo tre anni e sette mesi a Belmarsh, carcere di massima sicurezza.

Al processo contro Julian Assange, La Giudice Vanessa Baraitser ha negato l’estradizione perché la condizione che attenderebbe Assange sarebbe gravemente lesiva per la sua salute, ma non ha riconosciuto il carattere giornalistico delle attività di Assange, considerandole anzi potenzialmente criminali. 

Non ha accettato la tesi secondo cui Assange subirebbe un processo politico e non ha nemmeno preso in considerazione la violazione dei suoi diritti durante la reclusione all’ambasciata dell’Ecuador a Londra.

WikiLeaks, fondato circa 10 anni fa, è saltato alla ribalta quando ha reso pubblico un video girato da un elicottero usa durante un’operazione a Baghdad. Il pilota, convinto di sparare a gruppi di combattenti, ha invece ucciso dei civili, tra cui due giornalisti dell’agenzia Reuters. Washington aveva tranquillamente nascosto la vicenda fino alla pubblicazione del video.

Successivamente WikiLeaks, con Le Monde e il New York Times, ha pubblicato migliaia di dispacci americani su Afghanistan, in quella che è diventata la più grande fuga di notizie della storia, alcuni di questi erano stati forniti ad Assange da Chelsea Mannings.

Assange è diventato un nemico, gli Usa gli hanno mosso 17 capi di imputazione per furto di documenti secretati che lo porterebbero a scontare 175 anni di prigione.

In questa storia si snodano molti punti cruciali: il segreto di stato e la trasparenza, il ruolo degli informatori e quello degli hacker, la libertà di stampa e la potentissima influenza dei media del web.

Per questo Reporters sans frontières ha definito l’estradizione di Assange negli Usa “Un attentato al lavoro di tutti i giornalisti”, 

https://rsf.org/fr/actualites/lextradition-de-julian-assange-vers-les-etats-unis-serait-une-atteinte-au-travail-de-tous-les

Ecco perché il personaggio Assange, amato e odiato allo stesso tempo, come tutti fatto di luci ed ombre,  è diventato un’icona della libertà di stampa ed ecco perché oggi è vittima sacrificale di una tale feroce persecuzione.

GUARDA L’EMOZIONANTE “#aChair4Assange” del gruppo Our Voice.

Our Voice è un movimento culturale artistico composto da giovani di varie parti del mondo che denuncia le ingiustizie sociali unendo l’arte e l’attivismo. I temi che tratta sono vari, ma il principale è la lotta alla mafia, la denuncia al crimine organizzato e ai sistemi criminali integrati, in stretta collaborazione con la redazione del quotidiano online ANTIMAFIADuemila.

Attualmente Our Voice sta portando avanti un’azione polidimensionale volta alla difesa della “Freedom of speech”, della libertà d’informazione e dei diritti umani di Julian Assange. 

Il progetto si chiama: “#aChair4Assange”. 

Quest’ultimo ha come oggetto un videoclip e una “call to action” che ha come obiettivo principale quello di coinvolgere la società civile in una mobilitazione online per la tutela dei principi, dei valori di cui sopra.

Il progetto è ispirato all’opera d’arte “Anything To Say” di Davide Dormino: una scultura in bronzo raffigurante Edward Snowden, Julian Assange e Chelsea Manning in piedi su tre sedie, di fianco alle quali vi è una sedia vuota con inciso “You” (dall’inglese “Tu”). 

Viaggiando per il mondo l’opera non solo testimonia le storie dei tre, ma permette al pubblico di salire sopra la postazione vuota e diventare parte dalla scultura stessa.

Per saperne molto di più guarda il videoclip oppure visita il SITO www.ourvoice.it

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