Perché un forno crematorio, in mezzo ad aziende agricole a Villanova del Ghebbo, in provincia di Rovigo, non ha senso
Circola voce da un po’ di tempo che nel Comune di Villanova del Ghebbo, in provincia di Rovigo, nel cuore del territorio polesano, tra varie aziende agricole, anche a futura vocazione biologica, si voglia realizzare un forno crematorio,cioè un impianto di incenerimento di salme.
La cosa che, di primo acchito, potrebbe sembrare di normale routine amministrativa, sta creando, in realtà, non pochi dissapori tra i cittadini, memori del precedente tentativo, risalente a qualche anno fa, sempre nello stesso Comune, con lo stesso sindaco, di realizzazione dello stesso impianto.
Allora, anche se le cose non andarono bene per i costruttori del forno e l’Amministrazione
comunale favorevole, trasparì che un simile impianto porta con sè un carico di diossine, mercurio, arsenico, piombo e altri veleni così pesante da poter creare problemi seri per ambiente e salute umana, al punto da non trovare ditte pronte a smaltirne i filtri.
Ora le cose sembrano diverse, non chiare: non si capisce a che punto sia l’iter autorizzativo,né quante saranno le salme che verranno bruciate e per quanti anni,di certo però c’è la volontà di molte famiglie di combattere contro questo inceneritore,di cui non si capisce la ragione e che,
alle 2000 anime di Villanova, Comune a vocazione agricolo-artigianale, non sembra promettere niente di buono. Per questo siete tutti invitati alla
ASSEMBLEA PUBBLICA APERTA
MARTEDI’ 20 DICEMBRE 2022, ORE 20.15
SALA CIVICA A.BORIN
VIA SABBIONI, 5, VILLANOVA DEL GHEBBO
Sarà presente la Dott.ssa Marina Lecis
Consulente Tecnico presso il Tribunale di Padova Sez. civile e penale
Leggi l’approfondimento sull’inquinamento causato dalla attività di cremazione delle salme dell’Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia
In Italia, come in numerosi altri Paesi, si registra un notevole aumento delle cremazioni in tutti
i municipi, ivi compresi quelli del Sud, nonostante questi ultimi siano più legati alla cultura della sepoltura tradizionale.
La consapevolezza dei danni alla salute, causati dall’inquinamento dell’aria, spinge sempre più frequentemente le popolazioni residenti vicino ai forni crematori a cercare di informarsi sui possibili rischi di malattia o anche di morte ai quali esse potrebbero essere esposte.
ISDE Italia, con il seguente documento, vuole portare informazioni scientifiche obiettive che possano far luce sui rischi reali che potrebbero correre queste popolazioni.
La temperatura di un forno crematorio raggiunge gli 800-1000°C.
L’incenerimento della salma, della bara con il rivestimento, dei vestiti ed eventualmente di altri accessori, genera diverse sostanze tossiche, in particolare materiale particolato fine/ultrafine, monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto e zolfo (NOx, SO2), composti organici volatili (COV), composti inorganici del cloro e del fluoro (HCl, HF), metalli pesanti.
Inoltre, sono emessi mercurio (dall’amalgama nelle otturazioni dentarie), Zinco (specialmente nel caso delle cremazioni di tombe estumulate), diossine-furani (PCDD/PCDF) e IPA.
L’emissione di diossine-furani, data la loro grande tossicità, riveste particolare importanza.
In seguito ai controlli delle emissioni ai camini dei forni crematori dei cimiteri di Pistoia (dicembre 2011) e Arezzo (aprile 2013), ARPAT riscontrò superamenti del valore limite delle diossine che portò, nel primo caso, alla prolungata chiusura del forno stesso.
Una recente revisione della letteratura ha messo in evidenza che le emissioni di mercurio dai forni crematori non sono affatto trascurabili.
L’EPA stima che un forno crematorio che cremi in media 100 salme l’anno, emetta quasi un chilo di mercurio. La cremazione annuale di migliaia di salme potrebbe causare emissioni di decine di chilogrammi di mercurio.
Uno studio inglese stima che per il 2020 il mercurio emesso dalla pratica della cremazione peserà per il 35% del mercurio totale emesso in atmosfera. Infatti, nonostante l’uso dell’amalgama al mercurio nelle otturazioni dentali vada diminuendo, il numero delle persone che hanno già denti curati con questo tipo di otturazioni è molto grande ed oggi l’aspettativa di vita è sempre più lunga.
Per numerosi decenni, dunque, le cremazioni riguarderanno salme con amalgama al mercurio nonostante la riduzione del suo uso nelle otturazioni dentarie.
Vicino alle fonti di emissione di mercurio, possono essere rilevati alti livelli di questo elemento
tossico. L’esposizione al mercurio ed alle diossine, anche a dosi estremamente basse, è responsabile di danni al sistema nervoso in via di sviluppo, tra i quali una riduzione del quoziente intellettivo, alterazioni del comportamento, disordini dello spettro autistico, turbe dell’attenzione, dislessia.
Come in tutte le forme di combustione, la quantità di inquinanti emessi è in rapporto alla quantità di materiale bruciato. Tuttavia, gli alti costi della costruzione e della manutenzione di un impianto di cremazione, rendono il rapporto costo beneficio a favore di impianti che possano bruciare ameno alcune migliaia di salme l’anno.
Al fine di ridurre l’inquinamento prodotto dalla attività dei forni crematori, ISDE suggerisce il
rispetto dei seguenti punti:
1) istallazione delle migliori tecnologie disponibili per la riduzione delle emissioni, in particolare di diossine e mercurio;
2) effettuazione di un accurato studio diffusionale di ricaduta delle emissioni, per verificare l’estensione delle aree maggiormente interessate;
3) utilizzo di bare che abbiano caratteristiche strutturali che limitino le emissioni tossiche in atmosfera durante la loro combustione;
4) ricerca di diossine e mercurio in campioni di terreno e vegetali nell’area individuata al punto 1, prima della entrata in esercizio del forno crematorio. Questa indagine ha lo scopo di verificare, con successivi controlli periodici, eventuali deposizioni significative di inquinanti e, in tal caso, sospendere sia l’attività crematoria che, a scopo precauzionale fino ad analisi del prodotto, il consumo della eventuale presenza di vegetali coltivati;
5) controllo periodico al camino dei più importanti inquinanti emessi.
Infine, tali richieste sui forni crematori dovranno essere ancor più stringenti in quelle zone dove sono presenti altre importanti fonti di inquinamento, come centrali a carbone, inceneritori di rifiuti e cementifici, a causa dei possibili effetti sommatori negativi sulla salute umana e sull’ambiente, da parte degli altri agenti tossici emessi.
I cittadini di Villanova del Ghebbo, Lendinara, Lusia hanno inviato una lettera al Prefetto di Rovigo,
Dott. Clemente Di Nuzzo
“Eccellenza,
siamo un gruppo di cittadini residenti nei Comuni di Villanova del Ghebbo, Lusia e Lendinara, ci rivolgiamo a Lei per sottoporle un quesito che al di là dei meri interessi di bottega esige una risposta prima di tutto sensata, umana, razionale: le sembra normale che qui, tra i nostri tre Comuni, le nostre terre, a chiara vocazione agricola, di eccellenza agricola, si voglia costruire un inceneritore di salme che brucerà negli anni migliaia di morti, riversando sulla terra, sui prodotti agricoli e su tutta la popolazione quantità enormi di inquinanti pericolosissimi, come diossine, mercurio, zinco, furani, sostanze radioattive (molti cadaveri sono stati trattati con la radioterapia), così come ci spiegano i medici per l’ambiente dell’ISDE?
Noi lo chiediamo a Lei perché i nostri amministratori non sanno risponderci. Forse Lei potrà finalmente dirci chi alla fine troverà giovamento economico da questo; perché per molti di noi non potrà che essere una catastrofe, inutile, insensata, figlia esclusiva del profitto, di una logica anacronistica che la coscienza collettiva vuol spingere via, lontano da noi, fuori dalla storia.”
VITA protegge il territorio e i cittadini! Diffondiamo la politica della resistenza civile alla politica degli interessi economici. Difendiamo la VITA e gli esseri umani.
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