Prosegue la serie di articoli “L’ambientalismo è stato dirottato”: alcune riflessioni sull’ambientalismo per guardare con spirito critico alla propaganda globalista che strumentalizza la realtà ad esclusivo vantaggio della politica élitaria.
Il termine «energia rinnovabile» non ha senso. Il sole può essere sempre vicino, però i pannelli solari e turbine eoliche richiedono materiali per essere costruiti. Inoltre, i campi adibiti alla messa in opera di questi apparecchi richiedono tantissimo terreno e distruggono il suo paesaggio. Il partito «verde» tedesco invade le foreste per sostituire alberi con turbine eoliche — questi sono veramente dei pagliacci.
Il cambio rapido di metodi di produzione d’elettricità è un spreco di per sé, perché richiede la fabbricazione di migliaia di pannelli solari e turbine eoliche. La fabbricazione di una sola batteria per un veicolo elettrico richiede lo scavo di 226.000 chili di crosta terrestre per la lavorazione dei metalli.
L’energia idroelettrica e l’energia geotermica sono buone opzioni. L’energia solare funziona bene al livello di edifici independenti—ma l’installazione dei panelli non deve mai essere obbligatoria! È anche bene usare acqua piovana come acqua grigia.
I rappresentanti della scienzah chiamano il petrolio «sugo di dinosauro». Ma io trovo l’origine abiotica più probabile: secondo questa, il petrolio è formato dal carbonio magmatico reagendo con l’idrogeno sotto la crosta terrestre. Se questo è vero, la narrativa del «picco del petrolio» sarà defenestrata e i prezzi dell’energia cadranno in conseguenza. Non c’è niente di male nella trasformazione del petrolio in energia elettrica se ciò è fatto senza inquinamento eccessivo.
Il biocarburante, nel frattempo, è prodotto da coltivazioni altrimenti utili. Sua bassa densità energetica non vale la pena dell’aumento dei prezzi alimentari.
Semafori e l’illuminazione pubblica spenti risparmiano denaro e migliorano la vista e ritmi circadiani dei cittadini. Farebbe bene anche smettere di usare le luci fluorescenti negli spazi pubblici.
È ragionevole non condizionare troppo l’aria nell’estate e non scaldare le case troppo nell’inverno: una grande differenza di temperatura tra dentro e fuori fa male alla salute. Ma questi limiti non devono mai essere obbligatori.
La plastica è un materiale industriale derivante dal petrolio, mai inteso per uso giornaliero e diffuso solo a causa di scienziati corrotti. Bisfenoli, eteri di difenile polibromurati, ftalati, microplastiche e altre sostanze dannose che contiene alterano i nostri ormoni e ci ammalano.
Noi siamo stati fatti per vivere nel sistema natura e non in un intruglio industriale densamente popolato. Evitare «carta impermeabile», vestiti di poliestere, pneumatici sintetici, colle per il legno, ammorbidenti sintetici e tutte le altre plastiche è molto più intelligente che comprare un veicolo elettrico «per salvare il pianeta». Io ho solo 20 cose fatte di plastica, fin troppe.
Gli stessi governi che non potevano smettere di parlare dell’ambiente hanno creato un mare di rifiuti rispondendo all’epidemia con mascherine, guanti, sacchetti, tamponi e fiali del siero, tutti inutili. A questo io dico: i governi non devono avere il diritto ad usare la plastica in situazioni non critiche. I prati finti devono essere vietati completamente.
Il 91% di plastica prodotta continua ad inquinare il mondo. La pirolisi può deplastificarlo con la sua trasformazione in gasolio.
Oggetti che rispettano l’ambiente sono progettati per essere universali, frugalmente. In questo modo costano poco sia per comprare che per mantenere. Essi non hanno bisogno di pulizia e lubricazione costanti, e invece resistono l’erosione, si autoguariscono e generalmente si migliorano con il tempo. Sono facili da riparare, spesso senza strumenti speciali. Onorano il loro materiale evitando tinture e tenendo le loro forme naturali. La pinzatrice senza graffette è uno splendido oggetto che esclude l’uso superfluo delle risorse.
Io evito acquisti quando posso, e invece costruisco o prendo in prestito. Se un acquisto è inevitabile, oggetti di seconda mano sono da considerare: i classici usati sono meglio di novità non provate; vecchio non significa obsoleto. Io uso tutto quello che ho, anche ogni angolo di ogni foglio di carta!
La tecnologia appropriata non dipende dalle organizzazioni. I dispositivi meccanici come contrappesi, pedali, magneti e macchine semplici sono più affidabili che le alternative elettriche.
I componenti elettronici difficili da raggiungere, la colla onnipresente e le viti proprietarie sono una vergogna. Dispositivi con parti intercambiabili consentono miglioramento senza sostituizione, sia con modularità «scambio a caldo» che con miglioramenti personali come retrofit. La cultura di raffinamento ha un certo splendore. Mi piace il concetto di elettronica scavata: la costruzione di dispositivi tecnologici con pezzi di ricambio trovati intorno. Schemi liberamente accessibili donano a più persone l’opportunità di riparare invece di gettare via e sostituire.
Il miglior imballaggio è il minor imballaggio (entro i limiti del ragionevole). È bello, riutilizzabile e facile da aprire.
La localizzazione della produzione ridurrà l’inquinamento durante il trasporto, ridurrà la dipendenza dalle catene globali di approvvigionamento e ridurrà anche l’impatto delle crisi estere. I paesi devono mirare ad avere risorse vaste (compresa l’acqua per pescare) e zero debito. Nonostante ciò la Von der Leyen ha annunciato l’atto per l’industria a zero netto, così sostenendo la deindustrializzazione d’Europa.
Il riciclaggio è l’ultimo passo a fare, infatti è un tipo di sconfitta. La maggior parte di oggetti non usati possono essere trasformati in qualcos’altro: vecchi chip di computer sono buone calamite. I rifiuti di un uomo possono essere tesori per un altro.
La morte nella natura non deve dannegiarla. Oggetti compostabili e non semplicemente biodegradabili sono ottimi se non si autodistruggono mentre in uso.
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