Recensione del libro “Un Bosco per amico. Di come i boschi si prendono cura di chi li ama” di Pierangela Fiammetta Piras
a cura di Carlo Papalini
Questa è la storia di un miracolo chiamato vita, un miracolo a disposizione di noi tutti ma da noi tutti ignorato; la storia di un bosco.
L’autrice racconta di come l’avesse acquistato, o meglio si fosse illusa di averlo acquistato, perché era stato il bosco a scegliere lei come custode.
Una vecchia signora abitava in esso, entro un’antica casa, e da tanti anni respingeva qualunque acquirente della propria dimora, immersa tra gli alberi. All’arrivo della donna, la signora sentì di aver trovato la giusta erede dei propri problemi.
Eh sì, perché la donna che acquistava casa avrebbe scoperto che prendere un bosco è come prendere un figlio, con gioie e dolori.
La donna avrà a che fare con intrusi irrispettosi, con i taglialegna e con tutte quelle piccole grandi cose che scoraggiano al principio di un’avventura. Ma pian piano le sue relazioni iniziano a cambiare: dal momento in cui si prende cura di questa vita sembra che la vita si prenda cura di lei.
Gli ingranaggi dell’esistenza le si aggiustano attorno, e iniziano a girare fluidi e lisci, finché scopre un segreto difficile da raccontare: il bosco guarisce.
Il bosco guarisce le persone che lo frequentano, risanandone la salute.
Di questo strano fenomeno si comincia a parlare: gli amici e poi gli amici degli amici vogliono passare qualche ora tra gli alberi, finché il bosco, che sembrava portare soltanto problemi, sarà riconosciuto come la soluzione. È la solita vecchia storia: quando l’uomo conosce la dimensione dell’inutile, quando conosce ciò che non può usare, come un tempio , un bosco o un figlio, scopre che quello che credevi inutile era la vita. Non può servirsene, ma la può servire, e ciò lo rende sano, felice, e libero.