Ambientalismo: memoria storica

CARRELLATA SUL DECLINO VERDE

Intervista a uno dei “Padri” dell’Ambientalismo italiano, Franco Tassi, che ne aveva
vissuto ogni fase: nascita, crescita, successo, declino. Perché il Verde sta fallendo?

di Carmelo Nicoloso

UNITA’ MEMORIA STORICA

Ripercorrendo la storia passata, colpiscono i profondi cambiamenti che, nel giro di appena mezzo secolo, il nostro mondo ha registrato, passando dalla prima fase di progressiva presa di coscienza della situazione ambientale, al tempo attuale in cui occorre tracciare i primi bilanci. Una cinquantina d’anni fa, l’ambientalismo in Italia viveva un momento felice. Scopriva l’ecologia, e si lanciava alla difesa della natura. Il Parco Nazionale d’Abruzzo, salvato dalla rovina e celebrato a livello internazionale, attraversava il suo periodo d’oro, fino a stringere la famosa alleanza con Yellowstone, il padre di tutti i Parchi…

– Oggi che di quell’atmosfera non restano che sbiaditi ricordi, possiamo rievocarli?

– Certamente si viveva un momento unico e irripetibile. Eravamo giovani e pieni di entusiasmo, e ci gettammo a capofitto nella battaglia per salvare l’Orso, il Cervo sardo e la Foca monaca, per creare nuovi Parchi, e per sconfiggere le armate di barbari speculatori. E non so come, vincemmo la mitica Sfida del 10%, per tutelare almeno un decimo del Bel Paese, che all’epoca non proteggeva che uno stentato 1,5% del suo splendido territorio.

– Ma all’alba del Terzo Millennio questo movimento magico si disgregò, sembrò perdere la coesione e la dedizione alla missione comune…

– Inizialmente i cosiddetti ecologisti non venivano degnati di considerazione, ma quando acquisirono rilievo mediatico e crescenti adesioni, la mala-politica tentò di infiltrarsi nei suoi gangli vitali per condizionarne le scelte. Così si videro alcune Associazioni genuflettersi al potere, mentre molti vertici tradivano la missione originaria del bene comune, puntando soprattutto ai vantaggi personali, di carriera, familistici e nepotistici…

– È vero, l’ambientalismo di seconda generazione stava dimenticando la difesa della natura… Quali altri scopi allora perseguiva?

– L’obiettivo era ormai sceso al livello di piccole lotte materiali e faide locali, tra discariche di rifiuti, opere pubbliche e ricerca di visibilità… Non si videro più cortei con manifesti per salvare il Lupo, tutelare le foreste o rafforzare i Parchi Nazionali…

– In altre parole, il declino della Conservazione della Natura si è consumato nella generale indifferenza, mentre i Parchi diventavano presidi politici da conquistare, e la fauna selvatica veniva abbandonata al fuoco degli sparatori…

– Proprio così, è il colpo di grazia è arrivato ora, con la terza ed ultima generazione, tra manifestazioni sempre più discutibili e lontane dalla natura, che hanno finito con lo screditare i veri ambientalisti, ormai bollati come eco-folli, eco-teppisti, eco-vandali, e chi più ne ha, più ne metta. Ma nessuno ha capito che si tratta di pseudo-attivisti prezzolati da centri di interesse tutt’altro che ecologici?

– Colpisce poi il fatto che mentre il movimento verde in Italia langue e traballa, in altri Paesi europei, come Germania e Francia, gode di notevole consenso elettorale…

– Rendiamoci conto del fatto che il nostro attuale ambientalismo politico non trabocca certo di figure autorevoli e rappresentative, ma abbonda di piccoli personaggi raccogliticci, senza programmi credibili e coinvolgenti. Si tende ad eleggere chiunque sia comparso più volte sullo schermo TV.

– Qualcuno attribuisce il fallimento verde all’estremo individualismo ed egotismo dei suoi esponenti, affetti da litigiosità, e più impegnati a distruggersi a vicenda, che a combattere il vero nemico…

Certo l’invidia e la gelosia hanno giocato un ruolo determinante nel dividere, anziché unire, i rappresentanti verdi. Una indagine internazionale sulle vicende del Parco d’Abruzzo aveva accertato infatti che, se i collaboratori assunti e formati dalla Direzione, anziché ostacolarla con ogni mezzo infido per usurparne il posto, si fossero dedicati a sostenerne l’impegno, i risultati positivi raggiunti sarebbero stati davvero straordinari. Non dimentichiamo poi il godimento con cui spesso vengono seguite le disgrazie: la cosiddetta Schadenfreude, che si compiace delle altrui sofferenze. Un clima da basso impero, che un esperto inorridito ebbe a definire “Villici suburbi della suburra”. Ma a questo va aggiunto il classico Analfabetismo Ecologico, che spiega tutta l’indifferenza, la mancanza di codice etico ambientale, e la disastrosa corsa all’auto-distruzione che viviamo al momento attuale.

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