Boicottiamo le “banche armate”!
Chi sono gli avvoltoi?
1) L’Europa
L’ultima pubblicazione diffusa dall’European Network Against Arms Trade dimostra come l’UE stia finanziando i trafficanti di armi e le aziende a rischio corruzione attraverso il Fondo europeo per la difesa. Copre i progetti finanziati dal 2017 al 2020: circa mezzo miliardo di euro assegnato a 427 aziende produttrici di armi e centri di ricerca pubblici o privati.
15 aziende e centri di ricerca rappresentano da soli il 52% del budget stanziato nel periodo 2017-2020: principalmente produttori conglomerati di armamenti come Leonardo, Thales e Airbus e grandi aziende come Indra o Safran.
Già nel 2016 la rete ENAAT aveva sottolineato come il Fondo europeo per la difesa avrebbe esacerbato la corsa agli armamenti a livello globale. Purtroppo, i dati oggi disponibili lo confermano: l’industria militare sovvenzionata dall’UE esporta equipaggiamenti militari verso Paesi autoritari e/o belligeranti o in preda a conflitti interni, con un rischio molto elevato che queste armi vengano utilizzate per reprimere i civili o in zone di conflitto.
2) Il Governo italiano
Nel 2021 l’Italia è diventata il sesto maggiore esportatore mondiale di armamenti da decima che era nel 2020. A registrarlo l’annuale indagine del Sipri( Stockholm International Peace Research Institute), il principale osservatorio mondiale sull’industria della difesa.Il 63% delle esportazioni italiane nell’arco di tempo analizzato è andato ai Paesi del Medio Oriente e Nordafrica. I numeri dell’export militare italiano per il 2021: massimo storico di esportazioni effettive.
Tra i maggiori destinatari di sistemi militari “made in Italy” figurano Qatar (958.849.653 euro), Kuwait (875.393.504 euro), Egitto (773.289.163 euro), Turkmenistan (378.470.352 euro) tutti Paesi che, come noto, non primeggiano certo per alti livelli di democrazia e di rispetto dei diritti umani.
3) Le aziende italiane
Nel 2021 le prime 4 aziende per controvalore totale di autorizzazioni all’esportazione militare sono state Leonardo (con il 43,45% e sempre ben al di sopra del miliardo complessivo), Iveco Defence Vehicles (23,48%), MBDA Italia (5,19%) e GE. Avio (3,87 %) che rappresentano circa il 76% del valore globale. Leonardo è destinataria di circa il 28% del totale delle autorizzazioni (612 su 2.189).
Ma ci sono molte aziende italiane medio piccole che approfittano della guerra e producono armi e progettano sistemi militari. Tante piccole aziende che si spartiscono le briciole dopo che il grosso dei finanziamenti è andato a Leonardo e Iveco. Tanti piccoli appalti da decine di milioni di euro, che arricchiscono i piccoli imprenditori guerrafondai italiani.
Une esempio ?
Un’azienda vicentina, Officina Stellare S.p.A., società quotata su Euronext Growth Milan (“EGM”) di Borsa Italiana, leader nella progettazione e produzione di strumentazione opto-meccanica di eccellenza nei settori dell’Aerospazio, della Ricerca e della Difesa, ha reso noto oggi (26 gennaio) di esser stata selezionata da Photo-Sonics, Inc. (“PSI”), dopo attenta valutazione, quale fornitore qualificato per la fornitura di numerosi sistemi ottici a corto e lungo raggio, operanti sia nello spettro del visibile che dell’infrarosso, necessari per l’esecuzione del progetto MITS (Multispectral Imaging and Tracking System) lanciato nel 2019 dall’esercito americano. Il progetto rappresenta la nuova esecuzione di un programma pluriennale finalizzato alla costruzione della prossima generazione di sistemi Direct Energy (DE) e ad alta velocità attualmente in fase di sviluppo da parte dell’esercito statunitense.
Il programma di fornitura dei sistemi ottici di Officina Stellare si svilupperà in un arco di circa 5 anni per un valore complessivo di oltre 9 milioni di euro, e partirà con una prima tranche di consegne previste nei prossimi due anni, con consegna entro gennaio 2025, per un valore pari a circa 3,3 milioni di Euro.
4) Le banche italiane
Nel 2021 il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha ricevuto segnalazioni dagli istituti di credito per operazioni relative ad “esportazioni definitive” di armamenti per un ammontare di 5.056.602.050 euro a cui vanno aggiunti 1.166.058.341 euro per operazioni svolte in attuazione di Programmi intergovernativi di armamenti e 454.076.416 euro per le licenze globali. Gli istituti di credito e finanziari che hanno svolto operazioni, principalmente per incassi per conto delle aziende che sono loro clienti ma anche per finanziamenti e garanzie, sono: Unicredit (2,8 miliardi), Intesa Sanpaolo (1,3 miliardi), BNP Paribas Succursale Italia (745 milioni).
COSA FARE
Se ne parla troppo poco. L’opinione pubblica è disinteressata, distratta dal calcio, dall’ultima serie netflix e dalle guerre spettacolarizzate in televisione, dove è chiarissimo (per chi ci racconta la favoletta) chi è il “buono” e chi è il “cattivo”.
Se vogliamo non solo parlare ma COSTRUIRE davvero un futuro di pace e disarmo, dobbiamo disarmare anche le nostre aziende e il nostro tessuto produttivo, oltre che i nostri territori!
Innanzitutto chiudendo fisicamente tutte le basi straniere utilizzate per le guerre intorno all’Europa (140 basi Nato solo in Italia). Poi riconvertendo tutta l’economia di guerra italiana ad un’economia reale, produttiva, estranea da ogni tipo di commercializzazione di strumenti di morte.
Oltre a nuove leggi, vere e non solo specchietti per le allodole, sulla trasparenza delle transazioni legate al commercio internazionale di armi e transazioni speculative basate sull’economia sporca, vietando cosi’ che le banche italiane entrino cosi’ prepotentemente nel business della morte (solo per garantire interessi più alti ai piccoli risparmiatori italiani, ignari sul vero e sanguinario utilizzo dei loro soldi depositati in banca).
Il potere è nei nostri acquisti.
Il mercato è facilmente influenzabile: bastano poche centinaia di persone che in modo coordinato e plateale decidono di boicottare un’azienda o una banca produttrice di morte: la prima azione è quella di chiudere il conto corrente presso una “banca armata” e spostare tutti i soldi in una banca che garantisce trasparenza sull’utilizzo etico dei risparmi dei correntisti.
Un’alternativa è partecipare attivamente alla campagna “Banche Armate” inviando una lettera scaricabile qui: https://www.banchearmate.org/lettera-modello-da-inviare-alle-banche/
VITA sta con tutte le persone che vogliono provarci davvero.