Franco Tassi
Centro Parchi Internazionale
Roma, 21 Aprile 2023
Il massacro del Paesaggio e della Natura nel Paese più bello del mondo iniziò, come spesso avviene in questi casi, spergiurando di agire “a fin di bene”, per assicurare alla collettività “la sicurezza energetica”.
Protagonisti assoluti erano gli Impianti Eolici, con invadenti e gigantesche pale e turbine ben decise a occupare ogni spazio disponibile, indifferenti a qualsiasi vincolo o norma di tutela. Seguiva a ruota, con la stessa logica di sopraffazione, il prorompente Fotovoltaico, nel nome di una economia a parole “sostenibile”, ma certo neanche lontanamente compatibile, né durevole.
Mentre la gente stentava a capire l’apocalisse incombente, si sollevavano le prime proteste degli ecologisti, subito tacciati da “nemici del progresso”, capaci di dire solo no.
Ma poi, anche gruppi di cittadini, associazioni e istituzioni si ribellarono allo scempio, e giunse allora il momento della verità. A sorpresa, però, alcuni pseudo-ambientalisti, maestri del “trasformismo opportunista”, intonavano il coro dell’alleluia, benedicendo questo miracoloso recupero energetico.
Ma era proprio così? In realtà, una cieca corsa alla devastazione ecologica si era scatenata, nel culto delle divinità “crescita” e “sviluppo”, e sembrava ormai impossibile arrestarla.
Nessuno diceva, infatti, che in Italia manca un vero Piano Energetico, e che abbondano invece gli sprechi: e che quelle sante innovazioni “green” non avrebbero affatto risolto, ma anzi avrebbero aggravato il problema.
In realtà, la frenetica corsa alla “green energy” nel nome della “green ecology” sta rivelandosi sempre più la folle autodistruzione di un popolo che, calpestando il bene comune, non sa vedere oltre alla miope, egoistica, avida rapina di ogni risorsa disponibile.
Giustamente, Enzo Cripezzi della LIPU (una delle poche associazioni rimaste sulle barricate) ha definito l’Eolico selvaggio “la più colossale speculazione territoriale dopo quella edilizia degli anni Novanta”. Raffiche di progetti devastanti, camuffati da opere di pubblica utilità, stanno travolgendo senza scrupoli ogni regime di protezione.
Il più prezioso patrimonio di cui l’Italia dispone – paesaggi, ecosistemi, natura, biodiversità, foreste, crinali e persino ambienti marini – viene quindi profanato, montagne e colline sono sventrate e contaminate da piantagioni non di alberi, ma d’acciaio, con torri alte più di 100 metri, per lo più provenienti dalla Cina. Materiali che non dureranno più di una ventina d’anni, e causeranno enormi problemi di rottamazione, smaltimento e restauro ambientale.
Un aumento esponenziale di strutture antiecologiche e invasive, che sta infliggendo il colpo di grazia a un territorio già ampiamente sfregiato da cementificazione, inquinamento, dissesto idrogeologico e sconvolgimento climatico. Con stragi di uccelli, smottamenti e danni ecologici su cui tutti tacciono. O meglio, nel nome della cultura dominante di stampo pseudo-ambientalista, c’è persino chi non si vergogna di pubblicare una accurata Guida dell’Eolico, per gli appassionati di questo genere di nefandezze. A quando un Manuale illustrato delle discariche di rifiuti, dei depositi di veleni e degli ammassi di plastica?
E tutto questo, per colmo d’ironia, senza risolvere alcun problema sostanziale.
Assai meno, quindi, di quanto se ne potrebbe agevolmente risparmiare, impegnandosi seriamente ad eliminare, o almeno a ridurre, gli sprechi, le dispersioni e le perdite che intaccano attualmente quasi la metà dell’energia prodotta e utilizzata nel nostro Paese.
Ecco perché chi ha a cuore il bene comune si sta decisamente opponendo, e sempre più si opporrà, a questa idolatrìa menzognera. Sollevando il velo di Pandora, si sta finalmente scoprendo, ogni giorno di più, la falsità, l’assurdità e la rovinosità dell’attuale politica energetica.
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