Veronica Giannone 2024 sud

Ex Ilva a Taranto – il mostro italiano portatore di morte e pozzo senza fondo di debiti

Nel 2022 è stato presentato il rapporto di valutazione di impatto sanitario dell’acciaieria di Taranto dell’OMS, dove sono risultate morti premature per circa 43 all’anno, negli ultimi 10 anni.
Se andiamo a leggere la perizia epidemiologica depositata dai periti di parte nominati dalla procura di Taranto sono stati considerati invece considerati ben 11.550 morti in 7 anni, con una media di 1650 morti all’anno soprattutto per cause cardiovascolari e respiratorie, un totale di 26.999 ricoveri con una media di 3857 ricoveri l’anno soprattutto per cause cardiache, respiratorie e cerebrovascolari.

E ancora, nel gennaio del 2019 la corte europea dei diritti dell’uomo(CEDU) ha ritenuto all’unanimità la concreta e persistente situazione di inquinamento ambientale provocata dallo stabilimento il Taranto, l’assenza di misure statali volte a garantire un’efficace protezione del diritto rispetto alla vita privata e familiare e la violazione del diritto a un ricorso effettivo.
Il tutto attraverso un ricorso depositato da 180 persone che si erano lamentate degli effetti sull’ambiente e sulla loro salute a causa delle emissioni tossiche promanate dalle acciaierie dell’Ilva.
E potremmo continuare ancora a riportare dati relativi ai danni alla salute e all’ambiente dimostrati nei decenni e causati dall’Ilva di Taranto, aumento dei tumori, mutazioni genetiche, aumento del benzene, noto cancerogeno, nel quartiere tamburi di Taranto, il più vicino all’acciaieria.

Infatti, la Corte di giustizia europea ha fissato per il 25 giugno l’udienza pubblica per pronunciare una sentenza in merito a un’azione collettiva promossa inizialmente da 10 cittadini facenti parte dell’associazione genitori tarantini e da un bambino bambino di 11 anni affetto da una grave rara mutazione genetica, e successivamente firmata e sostenuta da altre 130 persone: una vera e propria classe action, all’interno della quale si richiede prima di ogni altra cosa, la cessazione delle attività dell’area a caldo e la predisposizione di un piano industriale che preveda l’abbattimento delle emissioni di gas serra almeno del 50%.

Cosa fa però il nostro governo? Cosa ha deciso il ministro Urso insieme commissari straordinari che hanno incontrato i clienti dell’ex Ilva?

La notizia è del 16 maggio 2024: è ripartito ieri l’altoforno 4 dell’ex Ilva di Taranto fermo a causa di un guasto tecnico e comunque non funzionante a pieno regime perché anche esso, come tutto il resto d’altronde, ha necessità di una serie di interventi di manutenzione.
Ed è proprio per la mancata manutenzione e dei vari guasti nei decenni, degli impianti dichiarati compromessi dallo stesso ministro Urso, che, attraverso il suo Ministero, ha chiesto alla Commissione europea il via libera per un prestito di ben 320 milioni di euro per il rilancio industriale del siderurgico.

Ci rendiamo conto?
Un altro prestito di centinaia di milioni di euro!
Non bastavano i 680 milioni stanziati nel 2023, o gli 84 milioni del 2015, giusto per citarne qualcuno…
Non so neanche se siano calcolabili i miliardi regalati ad un’industria che causa la morte di persone e ambiente, e che ha un debito pari a 3,1 miliardi di euro dove fra i creditori più importanti ci sono colossi industriale come Unicredit, Eni, Snam ed Enel.
Eppure il governo, gli imprenditori e i sindacati vogliono continuare a salvare la continuità produttiva dell’acciaieria, che in realtà continua giornalmente ad aumentare il suo debito contrariamente a quanto fa una qualsiasi azienda: produrre e guadagnare.

Ilva produce poco, inquina tantissimo e perde costantemente in termini economici.

Qual è il senso di tutto questo? Ed infine oltre il danno, la beffa.
E di pochi giorni fa la notizia che riporta la sospensione, emessa dalla corte d’Assise d’Appello di Taranto, della sospensione dell’esecutività del pagamento concesso in primo grado alle parti civili del processo “Ambiente svenduto”, per quello che è stato definito il disastro ambientale causato dall’ex Ilva negli anni di gestione deriva tra il 1995 e il 2012.
Il rischio ora è addirittura quello che le parti offese possano dover restituire quei 5000 € provvisionali previsti con la sentenza del 2021.

La cittadinanza di tutta la provincia di Taranto, gli stessi operai dell’Ilva di Taranto, i medici e gli scienziati che hanno potuto studiare e valutare i danni causati dall’Ilva di Taranto, chiedono la chiusura degli impianti per sempre!

Chi rispetta la VITA chiede la chiusura degli impianti per sempre!

Taranto, la splendida Taranto può rinascere insieme ai cittadini!

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