La donna non deve essere brava a fare il maschio, ma a trovare sé stessa.
Prosegue il racconto di Mirella Santamato sulle trappole invisibili che ci impediscono di amare.
Se sei rimasto/a indietro leggi qui il primo articolo, a questo link trovi invece il secondo e qui puoi leggere la terza parte; la quarta parte; quinta; sesta; settima e ottava parte del racconto di Mirella Santamato.
Le donne più giovani sono più fragili e le loro madri sono state incapaci finora di fornire una rielaborazione positiva della propria femminilità; a molte di loro venivano dati (e tuttora vengono dati) messaggi ambigui, non chiari, di come dovrebbero essere e nessun aiuto concreto a trovare ciò che veramente conta.
Ecco una delle ragioni per cui le giovani di oggi sono spinte a volere a tutti i costi un corpo talmente secondo i canoni aberranti della cultura tradizionale, da volere essere da una parte tutto ciò che gli altri vogliono che una donna sia, e dall’altra parte, il completo rifiuto allo stesso obbligo.
Quindi, nella loro ricerca distorta di perfezione, cominciano, inconsciamente a sabotare proprio quel corpo che rappresenta la loro “condanna ad essere donne”.
Man mano diventano sempre più magre, attente, intelligenti … poi, chissà perché, cominciano a scomparire le mestruazioni, poi, la stessa voglia di vivere, fino, nei casi più gravi, arrivano ad una vera e propria morte fisica.
La perfezione che porta all’annientamento di tutto ciò che più vorrebbero esaltare.
Nelle anoressiche scompaiono man mano tutti i segni fisici del loro sesso: seni, fianchi e agli ultimi stadi, quando scompaiono anche le mestruazioni, la castrazione è completa.
Ripeto che queste brevi asserzioni non mirano certo alla soluzione di un problema complesso come l’anoressia, che è vastissimo anche dal punto di vista eziopatologico, ma solo a stimolare la riflessione su campi più ampi rispetto al comune modo di affrontare tali problematiche.
Come cominciare, quindi, il percorso inverso?
Negli anni recenti del femminismo più spinto, si è cercato di ritrovare una strada, ma la mancanza di radici ha portato moltissime donne ad imboccare un sentiero peggiore della “malattia” che si prefiggevano di sconfiggere. In realtà l’alienazione femminile era ancora così forte, che molte hanno cercato di diventare… dei maschi! Spaventoso, ma vero.
Quindi il risveglio femminista, pur encomiabile nella sua rozzezza, ha semplicemente fatto “scoppiare il bubbone”, ma non ha aiutato più di tanto la donna a ritrovare sé stessa. Anzi, ha spesso portato la donna fuori strada.
Usando gli stessi parametri del maschile, ha, paradossalmente, alienato ancora di più la sua stessa femminilità, creando una grottesca parodia, una cosiddetta “uoma”, vestita da maschio e che ragiona come un maschio. Aiuto!
La donna-manager, la donna in carriera e l’ultima della serie, la donna-soldato (!) sono le distorsioni più evidenti di questo modo di “risolvere” il problema. Intendiamoci, la donna può fare benissimo il manager, o l’avvocato o il pilota di Boeing, ma non deve, per questo, castrare la propria femminilità. Questo è il punto. Non deve essere brava a fare il maschio, ma brava a trovare sé stessa. Compito non facile, ma indispensabile.
Sento già nelle orecchie le proteste delle donne impegnate a tempo pieno: “già, belle parole, ma come si fa se non c’è l’asilo nido dove mettere il bambino, se non ci sono i soldi per pagare la baby-sitter, eccetera?”.
Avete ragione.
È proprio così, ma non è rinunciando a ciò che ogni essere umano ha diritto ad avere che si risolve qualcosa.
Il diritto ad avere l’asilo nido passa attraverso la capacità di riconoscere di avere dei diritti. E le donne ancora troppo spesso non sanno di averli, né sanno scegliere quali avere. Il diritto ad avere un mondo a misura di donna è ancora in là da venire, affannate come siamo a dimostrare di essere “più brave” dei maschi.
E allora? Funziona come a scuola: il primo passo è capire il problema, e spero che queste riflessioni vi aiutino a farlo, poi ognuna di voi troverà la propria soluzione nel contesto della sua vita. Più persone riusciranno a capire veramente che la donna ha diritto a stare bene, ad essere libera e ad avere un mondo fondato anche sui suoi ritmi biologici, più forza e chiarezza si potranno avere anche nella formulazione di nuove leggi, sia scritte sia non scritte. Le ultime sono ancora più importanti delle prime, perché vanno a modificare più nel profondo il tessuto connettivo della società.
Più donne capiranno, più il mondo starà bene. Quindi è il capire che fa la differenza.
Nella realtà materiale non si può modificare niente se prima non si è modificato il pensiero che l’ha creata. Quindi, senza aver prima compreso, ogni passo successivo può essere inutile e forse dannoso. Noi siamo semplicemente ciò che pensiamo di essere.
Il pianeta ha un disperato bisogno che la Donna compia questo percorso durissimo di conoscenza di sé, perché la polarizzazione verso uno strapotere maschile è ancora troppo forte.
Le guerre, le devastazioni, le bombe atomiche che la parte maschile dell’umanità ha creato non sono inni alla vita, ma inni alla morte. E la donna ha un compito tremendamente difficile davanti. Non è certo rendendo le donne “come i maschi” che si compirà finalmente, l’opera di riequilibrio cosmico, quindi, ma esattamente con il contrario. Il movimento femminista, a mio parere, ha quasi paradossalmente rafforzato il maschile (creando donne-maschio) e ha disorientato la donna vera, che non ha trovato terreno sufficiente per ricominciare insieme all’uomo un discorso maturo e consapevole. Un percorso di libertà e di giustizia non si fa mai contro qualcuno, ma sempre per e con qualcuno.
Questo processo di maturazione è necessario, anzi indispensabile, per noi e per tutti gli uomini. L’uomo oggi ha molta paura della donna, perché gli appare diversa da prima e non sa orientarsi. La paura che sente gliela fa apparire nemica, ma un processo di salute, come quello che la donna sta compiendo, è a favore degli uomini, almeno degli uomini di alto sentire.
Il riequilibrio cosmico non è cosa da poco, ma dobbiamo ricordare che non siamo sole. Infatti, oltre alle altre donne che hanno capito, si sta sempre di più rinforzando la schiera di uomini che vogliono capire.
Sono gli uomini con le anime aperte e i cuori gentili.
Alcuni di loro si stanno già accorgendo che il modo di pensare tradizionale, apparentemente a loro vantaggio, li sta deprivando del bel bene più prezioso: la Conoscenza dell’Amore e della Vita. Alcuni di questi uomini illuminati spero cominceranno a reclamare a gran voce il cambiamento. Hanno diritto come noi alla Conoscenza profonda.
Solo grazie a questa presa di posizione della donna di oggi, l’uomo potrà conoscere anche l’altra metà dell’Amore, com’è suo desiderio da sempre. Infatti, lui è incarcerato come noi, nella trappola mortale.
Un carnefice non potrà mai amare la sua vittima, anche se continuerà ad averne disperatamente bisogno per tutta la vita. Senza una vittima, il carnefice perde la propria identità, e quindi ne ha un bisogno assoluto.
Il bisogno, l’attaccamento, il legame, la dipendenza vengono spesso scambiati per amore, ma sapete benissimo che non è vero. Prima di tutto rendersi conto di come stanno le cose, hic et nunc, è il primo passo per procedere al cambiamento.
…to be continued
Mirella Santamato
(Brano liberamente tratto dal libro “LA TRAPPOLA INVISIBILE “e “QUANDO TROIA ERA SOLO UNA CITTÀ” della stessa autrice- per acquisto libri e inserimento nel mailing list: www.mirellasantamato.net)