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Le raccomandazioni di Via Campesina

“In un contesto di rivolta agricola in tutta Europa, ci sono chiare richieste di prezzi e mercati agricoli più equi e di migliori condizioni di lavoro. Le elezioni europee del giugno 2024 devono permettere ai nostri decisori di organizzare una transizione dei sistemi agricoli e alimentari basata su questa visione della sovranità alimentare.”

La nona legislatura del Parlamento europeo è iniziata nel 2019 in un clima di speranza e grandi ambizioni. L’avvento del Green Deal e della sua strategia “Farm to Fork”, e in particolare i suoi obiettivi, sembravano promettere un passaggio verso sistemi alimentari sostenibili.
Tuttavia, negli ultimi due anni, queste politiche sono state private di ambizione e contenuto sostanziale in un contesto di incertezza e paura. La situazione politi ca globale e le politiche pubbliche europee sono state scosse da guerre, disastri climatici e crisi sociali, sanitarie ed economiche, caratterizzate da un discorso politico sempre più semplicistico, populista e polarizzato che ha portato all’ascesa dell’estrema destra in molti paesi. A ciò si aggiunge la pressione delle istituzioni europee verso false soluzioni come l’agricoltura carbonio o gli OGM.
La questione è se l’UE serve gli interessi dei cittadini o delle imprese.
L’impatto sull’agricoltura e sull’alimentazione è stato considerevole mentre il contesto è già incerto. Oggi l’Europa conta circa 9 milioni di aziende agricole, mentre nel 2003 ne contava 15 milioni, l’età media dei produttorə è di 57 anni.
Le piccole aziende lottano per accedere ai semi, alla terra, all’acqua e al mercato. Le politiche pubbliche danno priorità agli interessi di mercato e ai profitti aziendali rispetto ai diritti umani e al nutrimento della popolazione.
I limiti dell’attuale sistema, della crescente industrializzazione dell’agricoltura (in particolare dell’allevamento), e dei fuorvianti meccanismi di sussidio della PAC, sono sempre più evidenti. La biodiversità sta crollando, i suoli si stanno deteriorando, il cambiamento climatico sta accelerando e i contadinə sono i primi a pagarne il prezzo.
Eppure, a fronte di tutto ciò, continuano a portare soluzioni e speranza alle comunità. Continuano a coltivare concretamente un modello agricolo alternativo e più resiliente, basato sulla sovranità alimentare e sull’agroecologia contadina.
Questo modello è in grado di nutrire tutti i cittadini, grazie a un approccio so ciale che consente di affrontare molteplici crisi sistemiche e si adatta al meglio alle realtà uniche di ciascun territorio europeo.

Questo tipo di agricoltura su piccola scala è possibile solo con un gran numero di aziende agricole e buone condizioni di vita e di lavoro per i produttorə e i lavoratorə agricolə in tutta Europa. Le politiche devono sostenere gli attuali produttorə e consentire loro la transizione verso modelli sostenibili. Queste
politiche devono incoraggiare il ricambio generazionale affinché più persone e più giovani possano accedere alla professione.
È necessario costruire ponti di solidarietà e comprensione tra le aree urbane e rurali e decostruire l’attuale retorica polarizzante. Dobbiamo mostrare solidarietà al resto del mondo e affrontare la questione di un commercio agricolo internazionale più giusto.
In un contesto di rivolta agricola in tutta Europa, vi sono chiare richieste di prezzi più equi, mercati agricoli e migliori condizioni di lavoro. Le elezioni europee di giugno 2024 devono consentire ai nostri decisori politici di organizzare una transizione dei sistemi agricoli e alimentari basata su questa visione della sovranità alimentare.

1) Adottare politiche pubbliche per regolare i mercati agricoli e proteggere il diritto al cibo, al fine di garantire prezzi sostenibili e più contadinə in Europa.

Mentre la maggior parte dei produttorə di piccole e medie dimensioni hanno poco o nessun accesso ai sussidi della PAC, le grandi aziende spesso dipendono da questi pagamenti. Dobbiamo garantire che la PAC raggiunga ancora una volta il suo obiettivo originario: fornire cibo, regolare i prezzi e alleviare le crisi. La PAC e le regole del mercato agricolo devono garantire prezzi equi ai produttorə, che
riflettano i costi di produzione.
Nell’ambito di questa transizione, dobbiamo garantire che i diritti dei lavoratori e lavoratrici agricole, compresi i lavoratori e lavoratrici migranti, siano pienamente rispettati in tutta Europa. Dall’altro lato della catena, l’accesso al cibo locale, sano e stagionale deve essere accessibile a tutti, in particolare alle fasce
più povere delle nostre società.
Le nostre richieste:

  • L’UE deve rafforzare la sua direttiva sul commercio sleale per garantire che i prezzi alla produzione in ciascun paese coprano i costi di produzione, prendendo spunto dalla sua traduzione nazionale spagnola.
  • L’UE deve riprendere il controllo e la distribuzione dei volumi di produzione in modo che soddisfino la domanda alimentare e le capacità di carico dei territori.
  • L’UE deve istituire scorte pubbliche per stabilizzare i prezzi e renderli accessibili per la popolazione, soprattutto in tempi di crisi.

2) Dare priorità al cibo locale e ai bisogni delle popolazioni, invece di dare pri orità alle esportazioni: fermare gli accordi di libero scambio.

Se i prezzi dei prodotti che entrano in Europa sono molto più bassi di quelli prodotti in Europa (per riflettere i costi di produzione più elevati), i contadinə non possono essere competitivi e non possono ricevere un reddito dignitoso che corrisponda al loro lavoro. Gli impatti negativi degli accordi di libero scambio (ALS) non si vedono solo in Europa ma anche nel resto del mondo. Stanno danneggiando i diritti dei contadinə riconosciuti nella Dichiarazione ONU sui diritti dei contadinə e di altre persone che lavorano nelle aree rurali (UNDROP,) i sistemi alimentari, l’uguaglianza di genere, il clima e la diversità biologica. Con l’aumento delle crisi, diventa evidente che questo paradigma legato al commercio agricolo è obsoleto e le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio(OMC) non sono in grado di garantire la sicurezza alimentare e superare i problemi ecologici e sociali dei sistemi alimentari.
Le nostre richieste:

  • Stop agli accordi di libero scambio
  • Promuovere una riforma radicale del commercio internazionale creando un nuovo quadro commerciale basato sulla sovranità alimentare e sulla giustizia sociale e ambientale.
  • Vietare la speculazione alimentare e consentire ai paesi di costituire scorte alimentari pubbliche per prepararsi ai tempi di crisi.
  • Limitare i fondi di investimento nel settore agricolo.

3) Mantenere una rigorosa regolamentazione di tutti gli OGM, compresi i nuovi OGM (nuove tecniche genomiche), e far rispettare i diritti dei contadinə sui semi.

Per praticare l’agricoltura agroecologica, i produttorə hanno bisogno di sementi adatte alle condizioni di coltivazione locali e devono quindi essere in grado di selezionare le proprie sementi contadine.
Per sostenere queste pratiche, abbiamo bisogno di un quadro normativo europeo che faccia rispettare i diritti dei contadinə alle sementi.

Tuttavia, due progetti di regolamenti europei attualmente in fase di negoziazione minacciano seriamente questi diritti. Il primo, riguardante la deregolamentazione dei nuovi OGM (“nuove tecniche genomiche”, spesso abbreviato in “NGT” o “TEA” ovvero “nuove tecniche di evoluzione assistita”), mira arimuovere ogni tracciabilità per alcuni OGM, e quindi a eliminare il diritto di coltivare colture prive di OGM. Inoltre, tutti gli OGM sono brevettati e la deregolamentazione porterebbe a una privatizzazione senza precedenti delle sementi, comprese quelle dei contadinə, da parte delle poche multinazionali delle sementi che detengono questi brevetti.

La seconda proposta di regolamento riguarda la commercializzazione del materiale riproduttivo vegetale (PRM) e minaccia direttamente il diritto dei contadinə a scambiare le sementi dei loro raccolti, assimilando questi produttorə alle aziende sementiere e trattando gli scambi come marketing. Inoltre, in connessione con la proposta sui nuovi OGM, la creazione di nuove categorie commerciali in questo regolamento potrebbe aprire la strada alla commercializzazione di OGM brevettati e non tracciati e togliere il diritto dei contadinə a riutilizzare i semi del loro raccolto.

Le nostre richieste:

  • Le nuove tecniche genomiche sono OGM e devono essere regolamentate come tali. Le attuali normative sugli OGM (Direttiva 2001/18/CE) garantiscono il diritto dei contadinə a coltivare colture prive di OGM e li proteggono dall’abuso di brevetti reso possibile dalla legge europea sui brevetti (Direttiva 98/44/CE). ECVC chiede il rifiuto dell’inaccettabile proposta di deregolamentazione.
  • Chiediamo al Parlamento Europeo di proseguire il lavoro iniziato non solo sulla non brevettabilità dei processi essenzialmente biologici, ma anche sulla non brevettabilità degli organismi viventi in generale.
  • ECVC chiede inoltre il rifiuto della proposta sul materiale riproduttivo vegetale, che minaccia seriamente il diritto dei contadinə di scambiare e riutilizzare i propri semi. Chiediamo il riconoscimento legale dei sistemi di sementi contadini e un diritto positivo per i contadinə di scambiare i propri semi senza che questa pratica venga considerata commercializzazione.

4) Rendere la terra una questione prioritaria per le politiche pubbliche per garantire l’integrazione di un maggior numero di giovani contadinə e la salute del suolo.

La metà dei terreni agricoli europei è nelle mani di appena il 3% delle aziende agricole, la stragrande maggioranza delle quali occupa solo il 10% del territorio. La concentrazione della terra è in aumento, mettendo a rischio il ricambio generazionale in agricoltura. Negli ultimi 15 anni abbiamo perso più di 5 milioni di aziende agricole. Nuovi attori e aziende non agricole si stanno appropriando dei terreni perché li considerano un investimento sicuro o un possibile valore aggiunto a breve termine, a scapito dell’ambiente, della salute del suolo, delle comunità locali e del futuro dei sistemi alimentari europei.

Tuttavia, i modelli agricoli e il modo in cui viene utilizzata la terra dipendono dalle strutture di possesso della terra. Considerata l’importanza del ricambio generazionale e della garanzia dell’accesso alla terra per i giovani produttorə, esiste un chiaro consenso, mandato e slancio per regolamentare la terra a livello dell’UE.

Le nostre richieste:

  • Attuare una direttiva europea sulla Terra che combatta la concentrazione fondiaria regolando i mercati fondiari, il trasferimento dei diritti di utilizzo dei terreni, la creazione di banche fondiarie pubbliche o anche attraverso diritti di prelazione per i giovani e l’agroecologia.
  • Creare un Osservatorio europeo del territorio per registrare i prezzi di vendita e di affitto dei terreni, la qualità dei terreni, gli effettivi beneficiari dei terreni agricoli e per fornire un allarme tempestivo in caso di concentrazione dei terreni, poiché la trasparenza è essenziale per garantire l’accesso alla terra.
  • Sostenere, consigliare e formare i produttorə attuali e futuri verso pratiche agroecologiche e più sostenibili per garantire la salute del suolo.

5) Spostare il paradigma delle politiche climatiche verso riduzioni dirette delle emissioni ed evitare qualsiasi mercato dei crediti di carbonio legato al territorio.

La compensazione delle emissioni di carbonio è una retorica popolare tra gli inquinatori e una tecnica purtroppo comune di greenwashing che offre alle aziende l’opportunità di continuare a inquinare. Nonostante la sua reputazione e l’inclusione come primo obiettivo del Green Deal, il principio della compensazione delle emissioni non ha alcuna validità biologica: il sequestro è un fenomeno naturale che non può essere accelerato e lo è ancora di più per quanto riguarda le emissioni di carbonio fossile che non possono essere tutte assorbite nei pozzi naturali. L’agricoltura carbonio, presentata come la punta di diamante dell’azione climatica dell’UE a favore dell’agricoltura, è un abuso tecnico. La ritenzione di carbonio nei suoli non può essere calcolata con precisione, a cominciare dal fatto che cambia durante la giornata. Inoltre, i contratti proposti sono troppo brevi per sequestrare il carbonio nei suoli per un tempo sufficientemente lungo da avere un impatto minimo sulla mitigazione dei cambiamenti climatici. Per avere un impatto, questo sequestro dovrebbe essere garantito per almeno 200 anni perché questa è la durata minima durante la quale la CO2 rimane nell’atmosfera. Infine, la proposta dell’agricoltura carbonio rappresenta una minaccia considerevole per il diritto alla Terra in Europa, poiché i capitali che cercano rapidi rendimenti dall’agricoltura carbonio accelereranno la concentrazione della Terra, come è avvenuto con i crediti di carbonio forestale in tutto il mondo con il programma REDD+.

Le nostre richieste:

  • Abbandonare l’approccio compensativo che accelera il cambiamento climatico consentendo agli inquinatori di continuare a produrre danni.
  • Abbandonare il quadro di certificazione del carbonio proposto. Sviluppare politiche che garantiscano i diritti sociali ed economici delle popolazioni (accesso all’acqua potabile, al cibo, al riscaldamento, alla sanità, all’istruzione, ecc.), riducendo drasticamente i consumi e l’inquinamento (legato al consumo eccessivo dei più ricchi), e riconoscendo anche il ruolo storico e le responsabilità dell’UE in questa crisi.
  • Pianificare una transizione fattibile e pianificata dei sistemi alimentari per avere più aziende agricole e agroecologia nei territori.

6) Riequilibrare la presenza degli allevamenti in tutti i territori europei entro il 2035

Negli ultimi anni, le misure messe in atto non hanno avuto alcun impatto sui grandi allevamenti, ma al contrario hanno portato alla perdita dei piccoli allevamenti, dove il legame e la cura tra gli animali e gli allevatori sono migliori, e dove la l’impatto sull’ambiente è virtuoso e non distruttivo. Dobbiamo sforzarci di frenare l’industrializzazione dell’allevamento del bestiame per consentire all’agricoltura contadina di fare a meno dei fertilizzanti chimici, per preservare i paesaggi e la ricca biodiversità, per garantire che le aree rurali siano popolate e dinamiche e per fornire un cibo di qualità per tutti.

Le nostre richieste:

  • Stabilire una transizione e piani territoriali attraverso i piani strategici nazionali della PAC per bilanciare le dimensioni del bestiame con i terreni disponibili e il fabbisogno di foraggio.
  • Garantire un numero sufficiente di macelli nei territori e agevolare la creazione di macelli locali e mobili.
  • Allevamenti intensivi chiusi, dove le condizioni sono intollerabili sia per i lavoratori che per gli animali.

7) Includere l’attuazione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadinə e delle altre persone che lavorano nelle aree rurali (UNDROP) in tutte le politiche pubbliche dell’UE in materia di alimentazione e agricoltura.

Stiamo ora entrando in una nuova dinamica per la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadinə, adottata nel 2018 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la creazione di un gruppo di lavoro di esperti indipendenti sulla sua attuazione. Questo meccanismo di monitoraggio internazionale sottolinea la responsabilità delle forze dell’UE nel garantire l’attuazione di UNDROP nella politica dell’UE, data la sua portata e il suo impatto globale. Dobbiamo fare ciò che è necessario per garantire che UNDROP si applichi effettivamente ai lavoratori rurali e migranti, come evidenziato nel primo articolo. ECVC è solidale con i migranti e i rifugiati di tutto il mondo, spinti a partire a causa di guerre, dittature o sistemi commerciali e agroalimentari che distruggono il loro modo di vivere.

Le nostre richieste:

  • L’UE deve tenere conto di UNDROP in tutte le decisioni politiche dell’UE, dalla legge sulle sementi alla riforma della PAC, e dalla strategia commerciale alle linee guida del partenariato internazionale.
  • L’UE deve garantire specificamente il rispetto dei lavoratori e lavoratrici agricoli rurali e migranti in Europa e oltre.

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