Sul mio sciopero della fame
Oggi mi unisco alla staffetta di digiuno in sostegno allo sciopero della fame che Davide Tutino ha iniziato un mese fa, il 3 giugno 2023.
L’azione del professore-studente Davide mira a sfidare l’omertà dei media, Golia feroci ma ormai ridotti a mezzi di propaganda di un governo esso stesso neppure più autonomo, che quasi andrebbe definite governatorato coloniale.
Anche nei media pubblici è silenziato ogni dissenso che provenga da istituzioni o società civile.
Seguendo I diktat atlantici si vuole rendere inconcepibile qualsiasi discorso che articoli la volontà diffusa di molti italiani a interrompere sostegno e partecipazione del nostro Paese alla guerra in corso tra Ucraina e Nato contro la Russia.
Davide Tutino sta offrendo il proprio corpo in modo plateale perché si possa pubblicamente veder segnato il lungo passare del tempo in cui resta ignorata la richiesta di esercitare il diritto di espressione d’opinione, malgrado l’urgenza e la rilevanza vitale dell’opinione stessa che egli vuole esprimere: smettere di alimentare la Guerra.
Oltre a voler dare vicinanza e sostegno a questa azione che cerca di richiamare l’attenzione dei media, c’è un’altra ragione che mi spinge ad adottare almeno per un giorno questa forma di protesta a tratti paradossale, che sembra punire e stressare il corpo di chi si oppone, senza apparentemente attaccare direttamente coloro che stanno compiendo l’azione che si vuole contrastare.
E’ certo che io non intenda rendere più facile il compito ai camerieri delle invisibili e ubique élites, le quali ossessivamente stanno perseguendo modi per fiaccare le masse di popolazione nel corpo, nella psiche, nel potere d’acquisto e nella libertà di movimento, fino anche nella fede.
Piuttosto, partecipando a questa piccola azione, intendo contribuire a contrastarli sul piano della volontà e dello spirito, nel quale si trovano posizionati insieme ad una compagnia che sento essere ridotta minoranza.
Infatti, l’aspetto che trovo valido ed efficace di questa forma di protesta, soprattutto nella forma collettiva della staffetta, è che permette di confermare la scelta esistenziale di dare superiorità al livello spirituale su quello materiale, riconoscendo al primo la capacità di plasmare il secondo (pur secondo modalità di difficile decodifica), e al secondo la possibilità di confondere e sviare irreparabilmente la coscienza al punto da essere percepito come prioritario e fondante.
Poco digiuno intenzionale aiuta a ricordarci che possiamo controllare e definire in quale dei molti modi possibili vogliamo prenderci cura dei nostri bisogni. Ci consente di pulire e tonificare i punti di contatto, le dogane tra il mondo esterno e quello interno; permette di esperire livelli di concentrazione maggiori, e perfino l’avvio di processi di disintossicazione, fisici, mentali, linguistici e spirituali.
Favorendo l’auto-osservazione e lo sviluppo di una sensazione di allontanamento da occupazioni e preoccupazioni cicliche, ci consente di guardare tutto da un punto di osservazione più favorevole e ampio, cosa che a sua volta spinge a rinnovare I costrutti di senso a cui si agganciano le nostre esperienze.
L’esperienza controllata del digiuno incita a visualizzare immagini nitide della vita fisiologica nelle nostre cellule innumerevoli, e facilita l’accettazione della potenza di una autorganizzazione interna organica in cui circolazione, collaborazione e scambio sono la soverchiante ovvia norma. Come una biblioteca vuota in un giorno di manutenzione, scopriamo nel digiuno delle informazioni sul funzionamento del tutto che in presenza del pubblico restavano coperte.
Noi mandiamo un segnale eterico ma ben amplificato ai potenti impostori (che vorrei proporre di chiamare im-potenti) che cercano spasmodicamente una generazione dopo l’altra di costruire e mantenere il controllo sulle condizioni di vita e di esistenza dei popoli, per poi schiacciarli e sorprenderli con eventi violenti. Lo mandiamo anche ai loro tecnici obbedienti, che stanno cercando di farci confondere e far scambiare la Pace con la Guerra, il lecito con l’illecito, perfino l’umano con il disumano, inguinzagliati dalle loro postazioni assegnate dentro ingranaggi istituzionali di Stati che nulla più hanno di epico, e che né vagamente profumano ancora di legittimità infusa dal popolo.
Tale segnale che stiamo emettendo ricorda che al potere vero, quello che si esprime sul piano dello spirito che manifesta, partecipiamo anche noi semplici donne e uomini, che restiamo capaci di trarre piacere da scenari in cui esistano società multiformi, in armonia interna ed esterna, intrise di benessere condiviso.
Rafforzare la volontà di non farsi affabulare né di prendere parte o sostenere azioni palesemente distruttive e generatrici di inutile dolore: un risultato che già si può ottenere attraverso questo esercizio personale.
Ora dunque siamo noi cittadini impegnati nello sciopero della fame o nella staffetta del digiuno a non mangiare, ma l’intento di questi referendum è piuttosto affamare la macchina della Guerra e riportare le controversie sul tavolo di negoziati e dialogo.
Per la farraginosità della burocrazia che sottende l’indizione di referendum, e dato che I giorni disponibili sono pochissimi, invito chi già non abbia firmato a provvedere a firmare on line, pagando i 4,5 euro richiesti (indebitamente) dal portale dei servizi pubblici per consentire questa opzione, al limite rinunciando (se necessario per penuria di risorse) all’equivalente economico di un poco di pane di un solo giorno.
Sabrina Aguiari
3 luglio 2023